Il cosiddetto plasticone da “battaglia” che però contiene tutte le ultime innovazioni apparse sul mercato. Un modello perfetto per il neofita ma interessante anche per l’esperto che cerca una soluzione senza troppi compromessi
Jack Cubeddu
In concomitanza con l’uscita delle nuove Storm, testate per voi qualche mese fa, la C4 Carbon propone un’ulteriore soluzione in tecnopolimero. Un prodotto versatile, che va a coprire la richiesta di una pinna di lunghezza standard, economica, adatta sia ai neofiti ma anche a chi cerca un modello senza troppi fronzoli. Nasce così la Predator.
A differenza della sorella Storm, ha una misura fuori tutto standard, con la pala lunga 87 centimetri (nelle Storm era 78).
Nella Predator la scarpetta (parliamo della 250) viene sovrastampata alla pala, così da rendere la pinna un pezzo unico, senza possibilità di smontaggio. Tale operazione riduce i costi di produzione e conseguentemente quelli del prodotto finito, senza nulla togliere alla qualità.
Un “plasticone” prodotto attraverso la selezione di un tecnopolimero leggero e dalla pronta risposta, visibile anche nella semplice piega a mano. La parte meccanica della pala è stata studiata e strutturata con due piccole nervature ai bordi, visibili su entrambe le facce, utili a garantire l’elasticità e il ritorno nelle fasi di spinta, coadiuvate da due nervature più corte e grosse presenti inferiermente, davanti alla punta del piede.
Altra caratteristica è rappresentata dai water rail neri applicati nella parte finale, che garantiscono stabilità di movimento evitando l’effetto derapage.
Ma passiamo ad analizzare il design. La pala mostraa una grafica in cui l’effetto ondulato, con giochi lucidi/opachi, genera un bel contrasto di immagine, con davanti e dietro il logo C4 realizzato con effetto lucido, che stacca dal resto del contesto.
A completare il tutto ci pensa la scarpetta 250, a cui abbiamo dedicato diverse righe in tanti dei nostri test, ma che anche in questo caso merita un appunto. Oltre al comfort ormai riconosciuto, consente alla pala un comportamento naturale, senza alcun condizionamento causato dai longheroni, che sono quasi totalmente assenti.
Altra caratteristica non di poco conto, è il peso. Infatti, grazie alla leggerezza della 250 associata alla qualità del polimero della pala, si ottiene una pinna di appena 630 grammi (nella misura testata 42/43).
La nuova Predator viene proposta nelle taglie che vanno dalla 36/37 sino alla 44/45, mentre il prezzo al pubblico è di 70 €.
In mare
Approfittando del test delle Storm e di una condizione di mare invitante, decido nella stessa giornata di portare in acqua anche le nuove Predator, così da poter fare una comparazione e dare un eventuale consiglio a chi fosse indeciso sull’acquisto tra l’una o l’altra.
Partiamo come sempre dalla vestizione. La praticità della scarpetta rende tutto semplice, permettendomi di indossare la pinna in maniera rapida anche in gommone.
Una volta in acqua mi accorgo sin da subito che la sensazione è ben diversa da quella vissuta con le Storm. La gamba abituata a un pescaggio minore della pala e uno sforzo inferiore di spinta, trova una contrapposizione maggiore con la Predator che, convogliando più acqua sulla loro superficie, richiedono uno sforzo maggiore, generando conseguentemente una spinta superiore.
Per metterla sul lato pratico, per raggiungere lo spot di interesse partendo dal medesimo punto, faccio più fatica ma mi occorrono meno pinnate per ricoprire la stessa distanza rispetto alla Storm.
Arrivo così su una distesa di posidonieti, che alternati a rocce isolate mi permettono di tentare qualche aspetto e qualche agguato in una fascia compresa tra i cinque e gli otto, nove metri.
La spinta nelle fasi di discesa risulta energica e grintosa per essere un semplice polimero. In risalita assicura un buon stacco dal fondo, senza troppa attenzione a dove e come urtiamo il terreno. L’indiscusso vantaggio del tecnopolimero!
Anche nella fascia dei dieci, quindici metri, la pinna passa ampiamente la sufficienza, permettendomi di condurre tuffi con una buon rapporto sforzo/spinta sia in discesa che durante la risalita.
Negli spostamenti, è utile rimarcare quanto la scarpetta 250 compia un ottimo lavoro, creando un perfetto feeling tra piede e pinna ma soprattutto, grazie all’inclinazione con la pala, mantenendo la caviglia
in una posizione naturale, senza ulteriori stress.
Ma passiamo al bassissimo fondo, dove la Storm ha giocato in casa. Anche con lo schienalino, la Predator si destreggia bene, non evidenziando un particolare divario con l’altro modello. L’unica nota che si potrebbe accennare, è una leggera galleggiabilità, o comunque uno spostamento più marcato nelle fasi di moto ondoso, che richiedono un maggiore controllo nel posizionamento della pinna sul fondo.
Per il resto, ho trovato semplice la gestione anche in poca acqua, permettendomi spostamenti rapidi e senza intoppi.
Siamo ormai alla fine della nostra uscita e i piedi potrebbero andare avanti ancora per ore... Il comfort della 250 è davvero incredibile (a patto di scegliere la taglia corretta), il tutto associato a un’ottima trasmissione dell’energia. Davvero una gran bella scarpetta!
Passate diverse ore indossando solo pale in tecnopolimero, le nostre gambe iniziano a sentire il peso del lavoro svolto. È innegabile il vantaggio e l’ormai abitudine nell’utilizzo del carbonio, entrato a far parte di qualsiasi fascia, sia economica che di alto livello. Ma bisogna comunque evidenziare e saper notare che la semplicità del tecnopolimero di nuova concezione ha comunque soddisfatto tutte le nostre esigenze di pesca, in basso come in medio fondo, seppur con uno sforzo muscolare superiore.
Trovo la nuova Predator una pinna da tutti i giorni. Utile per un neofita ai primi passi ma allo stesso tempo per un “Pro” che cerca un modello semplice per destreggiarsi nel bassofondo partendo da terra; da tenere in gommone per una pescata improvvisata ritagliando qualche ora libera o più semplicemente per una snorkelata in vacanza con la famiglia.
Per quanto riguarda la scelta tra i due modelli by C4 (Predator e Storm), direi che in definitiva sono molto simili tra loro, anche se esistono condizioni da prendere in considerazione prima di un eventuale acquisto.
In primis il nostro peso. Infatti, se abbiamo una struttura fisica abbastanza importante, associata ai chilogrammi della zavorra, sarà meglio optare per le Predator, che hanno un pescaggio maggiore e conseguente una spinta superiore.
Anche la tecnica da usare risulta importante ai fini della scelta. Ideale è optare per le Storm nel caso si peschi in pochissima acqua o nella schiuma, con la possibilità di qualche tuffo in fascia media, mentre trovo più adatte le Predator se si intende stare in
una fascia medio/bassa, con qualche puntata in pochissima acqua.
Ai votiStruttura: 7,5 Ben realizzata attraverso diverse nervature che permettono, anche attraverso il polimero scelto, una pronta risposta. A completamento Completa i piccoli water rail
Materiali: 8 Un tecnopolimero semplice ma dalle alte prestazioni. Leggerezza e reattività in primis!
Comfort: 8 La scarpetta 250 regala un’ottima sensazione di confort, permettendoci di non affaticare la caviglia nonostante la robustezza della pala
Prestazioni: 7 Consente una spinta nella media dei polimeri, offrendo però il vantaggio di una rara leggerezza ai piedi
Design: 8 Belli i giochi lucidi/opachi, semplici ma scenografici,che permettono un ottimo stacco del logo C4
Rapporto qualità/prezzo:10 Come per le Storm, indubbiamente è uno dei punti di forza delle Predator