E’ conosciuto universalmente nell’ambiente con il soprannome di “Matto”, eppure non ho mai conosciuto nessuno più sano di mente di lui
Gherardo Zei
Facciamo un passo indietro, all’inizio della storia. Non ricordo di preciso quando ho saputo dell’esistenza di questo formidabile personaggio (forse una ventina d’anni fa?), ma di sicuro rammento bene come è successo. E’ stato attraverso la lettura di un articolo sulla nostra rivista Pescasub & Apnea, della quale, pur essendo un collaboratore, sono rimasto sempre un assiduo lettore. Del resto, Pierfrancesco ha partecipato a gare solo raramente (un Mondiale di apnea vinto con l’amico Pelo e alcune edizioni della Champions League disputate con Agostini, Antonini e Bellani), e quindi in un’epoca meno social era plausibile che non ne avessi sentito parlare.
Comunque, l’articolo era folle e normale al tempo stesso. Era normale perché si limitava a raccontare la giornata di pesca di un appassionato in un giorno festivo. Era folle perché la giornata che veniva raccontata non era proprio del tutto normale.
Per descrivervela bene dovrei recuperare la vecchia rivista, comunque, in soldoni, era il racconto di un pescatore che si alzava alle quattro del mattino e si faceva un bel piatto di spaghetti in bianco. Poi, come niente fosse, partiva dal porto di Viareggio con un gommoncino di 4,3 metri di lunghezza motorizzato con un fuoribordo da 25 cavalli e si dirigeva, da solo, in Corsica su alcuni spot situati a 64 miglia di distanza. Infine, si faceva la sua pescata e rientrava in serata con quattro o cinque grossi dentici a bordo percorrendo in totale qualcosa come 150 miglia nell’arco della giornata. La sera era di nuovo a casa sua, a Forte Dei Marmi, per cena.
Quell’articolo me lo sono bevuto e non si può dire che non ne abbia subito il fascino. Al momento il soprannome di “Matto” mi sembrò più che plausibile, poi però con gli anni ho dovuto ricredermi.
Pierfrancesco e io siamo diventati con il tempo molto più amici di quanto non dicano le nostre scarse frequentazioni. Certo, non siamo mai andati in mare insieme perché apparteniamo a due mondi diametralmente opposti in fatto di scelte sullo stile di pesca. Entrambi da ragazzini siamo partiti dai cannolicchi, lui a Forte dei Marmi e io a Pineto degli Abruzzi, ma poi Pierfrancesco è rimasto folgorato dal fascino dell’acqua limpida e profonda e ha alzato l’asticella fino ai livelli massimi, mentre io mi sono rifugiato nei fondali bassi di grotto del Lazio del nord cercando solo di massimizzare le ore in acqua perché, in fondo, a me piace passare il tempo nuotando con un fucile in mano, se poi prendo un cefalo invece di un dentice la cosa mi interessa fino a un certo punto.
Eppure, quando ci siamo incontrati più volte in Fiera e a varie manifestazioni del “Circo Azzurro” ho capito subito che tra noi c’era una grande affinità. Credo che soprattutto ci unisca un tipo di carattere molto particolare, che coniuga una notevole sensibilità umana con una razionalità disincantata ma, nel contempo, con uno spirito idealistico, orgoglioso e combattivo.
Una delle prime volte in cui ci siamo incontrati all’Eudi gli ho subito chiesto di raccontarmi meglio quegli epici viaggi da Viareggio alla Corsica andata e ritorno. E così mi ha narrato tanti dettagli tra cui il fatto che a metà pescata aveva sempre l’esigenza di riposarsi, essendosi svegliato alle quattro del mattino. Ma non avendo tendalino e trovandosi sotto un sole martellante, come fare? Ed ecco la soluzione tipica del “Matto”. Entrava in acqua con la muta indossata (ovviamente senza piombi), si legava una caviglia al gommone e così galleggiando dolcemente nel fresco del mare si addormentava. “Purtroppo - mi raccontava ridendo Pierfrancesco - capitava talvolta che qualche motoscafo di passaggio intravvedesse quella figura galleggiante vicino al gommone e venisse a disturbarmi per controllare se ero vivo, ovvero se si trattasse di un cadavere galleggiante”.
Questo racconto mi fece pensare che forse il “Matto” non era matto, era solo uno molto bravo ed estremamente razionale, che faceva cose eccezionali. E questo dubbio piano piano divenne certezza in tutti i nostri contatti successivi.
Tanto per cominciare, in un altro anno in cui ci siamo incontrati e messi a parlare di sicurezza, mi ha detto una serie di cose di assoluto buon senso sulla profondità, sui recuperi, sulla pesca in coppia e quant’altro. Ma soprattutto, in conclusione, mi ha convinto definitivamente di essere un uomo davvero saggio raccontandomi di un pescatore, di cui non faccio il nome ma che è abbastanza conosciuto, che era andato con lui a pescare un certo numero di volte. Quel ragazzo era uno che scalpitava per essere migliore e quindi non mi stupisce che abbia chiesto al Matto di fargli da mentore. Comunque, Pierfrancesco mi ha raccontato di averlo recuperato per il cappuccio in sincope, salvandogli la vita dopo un tuffo avventato e successivamente, cosa ancora molto più grave, mi ha detto che costui era risalito in gommone riponendo il fucile ancora carico nella sacca, giustificando questo comportamento con la pigrizia di non voler fare la fatica di ricaricarlo allo spot successivo, perché era un’arma lunga e difficile da caricare.
Di fronte a queste imprudenze Pierfrancesco mi disse che, con gentilezza, aveva dovuto rifiutare di ospitare quel ragazzo ulteriormente in gommone. Dunque, il Matto non è matto per niente ma, anzi, è molto saggio. Infatti, considera un titolo di merito il fatto di non avere mai avuto una sincope e ricordando come l’unico episodio di samba, pur avvenuto in condizioni di assoluta sicurezza, con doppia assistenza in superficie, lo considerasse una sconfitta tale da affermare che se dovesse sopravvivere a una sincope non esiterebbe a lasciare la pesca subacquea.
Tornando al discorso iniziale, in forza del quale sono convinto che Pierfrancesco e io siamo più amici di quanto le nostre scarse frequentazioni non dimostrino, posso dire che frequento il Matto da lungo tempo sui social e ho potuto apprezzare i tanti lati positivi della sua multiforme e lucida personalità.
Pierfrancesco è un uomo che non fa niente con superficialità. In qualsiasi ambito si posi la sua attenzione, immediatamente lui studia il tema, approfondisce e, arrivato a un certo livello di conoscenza, cerca di dare un suo contributo, innovando. Posso farvi molti esempi al riguardo. Innanzitutto, vi parlo della cucina in generale e in particolare del pesce. La passione di Pierfrancesco per il crudo ha portato la tecnica specifica a più alte vette.
Venticinque anni fa possedeva già un abbattitore di temperatura, prima di quasi tutti i ristoranti. La sua conoscenza di ogni dettaglio di materie prime, di condimenti, di aromi e di elementi di accompagnamento (come ad esempio il vino) vi lascerà di stucco. L’impressione è che se volesse potrebbe lavorare per qualsiasi chef stellato, di quelli che guadagnano milioni di euro come ideatore di nuove soluzioni creative in cucina.
Ma poi si passa a parlare di altro ed è allora che ci si accorge che il Matto è fatto proprio così. Mi sono trovato una volta con lui in una conversazione in materia fiscale e, siccome si trattava di una cosa che lo impattava rispetto alla sua azienda, l’aveva studiata a livello di un esperto della Banca d’Italia. Credo di avere la reputazione di una persona seria, responsabile e scrupolosa, però davanti al livello di accuratezza del cosiddetto Matto negli approfondimenti credo di non essere all’altezza di competere.
Ma la cosa più stupefacente è la sua generosità. Non ricordo nessuno che su un social gli abbia chiesto un maggiore dettaglio per qualche aspetto di pesca o di cucina che non abbia ricevuto una risposta seria e accurata, sufficiente per indirizzarlo sulla strada giusta. E davanti alle obiezioni rancorose di “professori” da tastiera frustrati non l’ho mai visto tagliare corto con scortesia. Anzi, rispetto a una persona che conoscevo anch’io, lui si è speso per parecchio tempo con infinita pazienza cercando di portare questa persona a un dialogo razionale e paritario pur nella differenza di opinioni. Ma costui era uno di quelli per i quali chi non la pensa come loro è in malafede, oppure è stupido e, quindi, risultò impossibile per Pierfrancesco intavolarci un discorso ragionevole, pertanto dopo qualche tempo gli disse francamente e con educazione che - pur con dispiacere - doveva fare a meno della sua amicizia sui social e lo rimosse dagli amici.
In questo Pierfrancesco mi è stato maestro perché anch’io - che pure sono dotato di una pazienza a prova di bomba - da quel giorno ho cominciato a rimuovere le persone con le quali non c’è proprio motivo di utilizzare il tempo che potrebbe essere meglio dedicato ad altri che ne sarebbero felici e ne trarrebbero giovamento. E iniziai proprio rimuovendo un tizio di carattere molto simile a quello che poco prima aveva rimosso il Matto. Era una persona che conoscevo anche fuori dai social e mi dispiaceva, ma era la cosa giusta da fare e la fredda ed equilibrata decisione di Pierfrancesco mi fece capire che era meglio così per tutti.
L’ultima cosa che si può aggiungere sulla personalità di Pierfrancesco è la sua totale franchezza, che qualcuno potrebbe considerare un difetto, ma per me è un altro pregio. La sincerità di Pierfrancesco è una di quelle sincerità di tipo filosofico, come quella del bambino che a un certo punto diceva: “il Re è nudo!”. Molti non apprezzano questo genere di sincerità perché pensano che non sia il modo migliore per avere rapporti cordiali con tutti io però francamente non sono d’accordo. Penso che si debbano distinguere la generosità e la pazienza, che sono qualità totalmente positive, da una sorta di accondiscendenza che, pur con tutte le migliori intenzioni, finisce spesso per sfociare in una sorta di manipolazione. Il Matto non è così, lui non si vuole far vedere diverso da sé stesso e io per questo lo apprezzo.
Ma oggi che il Matto ha una sessantina d’anni, cosa rimane dei mitici viaggi dalla Versilia alla Corsica con un gommoncino motorizzato 25 cavalli? Rimane moltissimo perché Pierfrancesco Salvatori, trovando la strada migliore con la sua classica attitudine scientifica alla soluzione dei problemi, ha da tempo preso casa a Capraia e, quando torna nel fine settimana dal suo lavoro impegnativo, naviga di nuovo in Corsica per le sue scorribande a dentici, dovendo coprire con un gommone molto migliore un tratto di mare estremamente più breve. Con lui ci sono spesso altri pescatori con base a Capraia, tra i quali possiamo annoverare Ramacciotti e Bellani. Certo, oggi il mare non è più quello di una volta e forse bisogna anche talvolta accontentarsi di pesci che non sono dentici, ma la gioia della pesca è sempre quella di un tempo.
Tutto da vedere anche il suo canale YouTube, che ovviamente si chiama “mattodoc”.