Un concentrato di innovazioni in cui spicca la testata, dal peso (appena 59 grammi). il tiro ha lasciato senza parole, anche perché precisissimo e con zero rinculo. Bella l’estetica
Cristian Righetti
Il Nemesis HT Alluminio Inverter by Sigalsub è un concentrato di innovazioni, non tanto per il sistema demoltiplicato, già conosciuto nel nostro ambiente, quanto per l'accessoristica, davvero ricercata, che lo equipaggia, una su tutte la testata più leggera al mondo (appena 59 gr); un accessorio frutto di due anni di ricerca “certosina” da parte dell'azienda piemontese e di tutto il suo team.
Appena scartato l'imballaggio che ospitava l'arbalete con i suoi accessori, noto con piacere che la plastica all'interno dello scatolone è ridotta al minimo, e il riempimento per attutire eventuali colpi durante la spedizione è esclusivamente in carta, efficace quanto il classico pluriball, ma molto meno inquinante.
Il Nemesis HT Alluminio Inverter trova posto all'interno di una sacca in tessuto nera, caratteristica di tutti i fucili Sigalsub; allento i legacci e sfodero il gioiellino. Il colpo d'occhio è istantaneo, la colorazione, molto accattivante, conferisce all'arma un'aria da “duro” e allo stesso tempo elegante; questa tinteggiatura viene eseguita con la tecnica della sublimazione e sfuma dal nero, nei pressi dell'impugnatura, al viola, nella parte della testata.
Il fucile è armato con asta Hrc da 6,5mm x 120 cm di lunghezza, in acciaio Sandvik trattato termicamente 48/50Hrc con 4 pinnette da 3 mm a saldatura laser (con fori per il fissaggio della sagola su tutte le pinnette).
Sfusi nell'imballaggio ci sono: il kit Inverter (Gomme Extreme + pulegge in inox), adattatore per grilletto, mulinello Edy Alluminio 80, bobina da 50 metri di sagolino in dyneema giallo acido e, infine, nylon da 1,6mm per impiombatura associato a due sleeves a canna di fucile.
La testata è letteralmente una chicca che la Sigalsub può vantare. Infatti l'azienda, grazie agli ottimi tecnici su cui può contare, è riuscita ad applicare il concetto degli assi radiali (utilizzati in moltissimi campi di applicazione) al posto delle viti inox, presentandone due dal diametro di 8 mm, che fissano le pulegge al corpo principale in nylon, minimizzando il peso ad appena 60 grammi. Nel mondo della pesca, non esiste nulla di tutto ciò, almeno fino a oggi. Anche il design risulta innovativo, con 4 speroni che si irradiano due per lato; la coppia formata dagli spuntoni più corti, di poco esternamente, mentre i due più lunghi sono paralleli alla scanalatura centrale in cui si adagia l'asta.
La testata è realizzata in nylon caricato in sfere di vetro, anziché nella classica fibra di vetro, che risulterebbe parecchio abrasiva e potrebbe, quindi, danneggiare il dyneema.
Il fusto dell'HT è da 28 mm, in alluminio lega 6005-T6 anticorodal, estrusa. Viene percorso interamente dal guida asta integrato, che aiuta l'arma a ridurre al minimo le oscillazioni sul piano verticale all'uscita della freccia durante lo sparo, guadagnandone in precisione di tiro.
La caratteristica che distingue il fusto del Nemesis classico dal Nemesis HT inverter (oltre che la colorazione), è la presenza di due "funghetti" in nylon, fissati laterali al fusto tramite una vite in inox per ciascuno, in prossimità dell'impugnatura; qui verranno sistemati i due elastici di precarica.
L'impugnatura Nemesis, che non ha certo bisogno di presentazione, nella versione inverter trova finalmente la sua vera natura, grazie alla presenza del gancio in cui assicurare gli elastici una volta caricati, situato tra la slitta in cui alloggia il mulinello e l'innesto maschio dell'impugnatura che va nel fusto.
L’arbalete viene fornito con tutto il kit che dovrà essere assemblato dall'utente. La Sigalsub allega un foglio di istruzioni con delle figure semplici e intuitive, che ci guideranno nel cablaggio dell'arma. Suggerirei all'azienda a tal proposito di caricare sul loro canale youtube un video tutorial, che semplificherebbe ancora di più il lavoro.
Per prima cosa ho individuato i vari "protagonisti" del kit: due pulegge in inox, dyneema bianco già collegato all'asola (che ci aiuterà nel caricamento) e tre coppie di elastici Extreme da 16 mm; questi ultimi, in particolare, sono composti da una coppia di elastici di pretensionamento, distinguibili dalle altre due coppie grazie alla presenza di ogive in dynema su entrambi i capi, da una coppia di elastici riconoscibili grazie ai drill (ogive) in nylon bianco e, infine, da una coppia che presenta i drill neri. Questa differenziazione di colore ci aiuterà nell'individuazione degli elastici per il loro posizionamento nelle puleggine in inox durante l'assemblaggio, e per il caricamento una volta in mare. Infine, ho montato il mulinello Edy Alluminio 80 ed effettuato l’impiombatura con il nylon e gli sleeves.
Sono pronto per andare in acqua. Una cosa mi sorprende subito positivamente: il peso, piuttosto ridotto, dell'arma allestita; siamo intorno a 1,570 grammi con il mulinello in alluminio.
In mare
Finalmente arriva il giorno del test. Decido di battere una zona che in questo periodo dell'anno mi regala spesso qualche spigola. Sarebbe bello battezzare questa nuova creazione di Sigalsub con la prima regina della stagione. Dopo una rapida vestizione, eccomi pronto. Posso iniziare il caricamento dell'arma. Tengo a mente la sequenza che la Sigalsub ci indica. Prima operazione: bisogna fissare gli elastici di precarica sui funghetti in nylon. Seconda operazione: carico il dyneema sull'ultima tacca. Ora giro il fucile a pancia in sotto per procedere al caricamento delle due coppie di elastici. Appoggio la parte posteriore del calciolo dell'impugnatura sullo sterno, mentre l'appoggio sternale va all'altezza della bocca dello stomaco. Seleziono la coppia di Extreme con drill nero e procedo al caricamento, posizionandoli per primi sul gancio presente nell'impugnatura; a questo punto non mi resta che caricare, allo stesso modo, la coppia di gomme con i drill bianchi. La sequenza è fondamentale. Infatti, se eseguita correttamente ci assicurerà la perfetta disposizione degli elastici attorno al fusto.
Ora l'HT è armato. Eseguo qualche prova per capire l'assetto, che risulta leggermente positivo nella parte dell'impugnatura. Sicuramente è il mulinello che gioca un ruolo importante in questo. Pesa infatti 160 grammi senza sagolino, è un modello “arcigno” e questo ha un costo in termini di peso; comunque, riesco a contrastare il tutto senza stressare troppo il braccio. In testata invece è perfetto, sicuramente il merito è dei soli 60 grammi di peso di questo accessorio.
Oggi il mare è un po’ increspato, ma nonostante questo il brandeggio non ne risente, a patto di accompagnare con il braccio lo spostamento. Allora, quasi ci si dimentica di avere in mano un'arma che ha tre coppie di elastici alloggiati al di sotto del fusto.
Snaturo un pò il comportamento del Nemesis HT inverter, che nasce sicuramente per la pesca all'aspetto o in caduta ai grandi serranidi, tecniche nella quale la grande potenza (a discapito, a volte, della maneggevolezza) risulta essere determinante. Come dicevo, ho snaturato questo arbalete usandolo nelle tecniche invernali, che eseguo in bassofondo, soprattutto l'agguato.
Un muggine mi sfila rasente il terreno portandosi dietro tutto il branco, brandeggio con cura l'arma, allineo l'esemplare più grande e sparo; rimango scioccato dalla potenza, il rinculo è assente, la precisione assoluta. Dopo lo sparo, il fucile si mangia letteralmente le due passate di nylon e come se non bastasse si prende altri 40 centimetri di dyneema dal mulinello: impressionante.
Dopo alcuni tuffi infruttuosi, ecco spuntare dalla posidonia un bel saragone. Mi preparo all'avvicinamento, un piombo accidentalmente urta uno scoglio, il sarago avverte le vibrazioni e si alza per scartare, cerco di anticipare la sua fuga con un tiro istintivo. L'asta parte con una velocità supersonica e insagola il pesce. Mi accingo a rientrare a terra quando il sole sta per tramontare. Purtroppo la spigola non è arrivata, però la "delusione venatoria" lascia spazio alla soddisfazione di aver testato questo gioiellino tutto italiano, che ha superato le mie aspettative in termini soprattutto di leggerezza, brandeggio e potenza di tiro.
Nelle uscite successive l'arma ha confermato le aspettative. L'unico accorgimento è che dopo la prima pescata il dyneema di carica, va rimisurato e accorciato in base alle indicazioni fornite da Sigal, perchè tende ad "avere memoria" e quindi si stiracchia un po'.
Diamo i numeri!
Tecnica di costruzione. Lo studio e la cura del dettaglio impiegato per il Nemesis HT non può meritare che il massimo dei voti 10
Livello di rifinitura. Stiamo parlando di un concentrato di componenti di successo, che hanno fatto la storia dell'azienda piemontese (per esempio l'iconica impugnatura Nemesis), accostati ad accessori rivoluzionari, uno su tutti la testata con assi radiali da 8 mm che fissano le pulegge che pesa soli 60 gr! 9
Assetto. Leggermente negativo verso l'impugnatura, gioca un ruolo determinante il mulinello Edy 80 Alluminio che appesantisce il sistema; in ogni caso, ciò si contrasta agevolmente senza affaticare troppo il braccio. Da tenere presente che il fucile monta l’impugnatura del Nemesis classico, quindi ci si può applicare anche l’ormai testato Ika, dal peso di soli 87 gr 7,5
Prestazioni. Tiro potentissimo, preciso e, come se non bastasse, zero rinculo. Possiamo chiedere di più? 10
Rapporto qualità/prezzo. Calcoliamo che per un Nemesis Alluminio Inverter 92, completamente allestito, il costo si aggira intorno ai 320 euro, una somma che, solo per l'artigianalità e la ricerca delle componenti, è sorprendente e allettante 9
Maneggevolezza. Stiamo parlando di un demoltiplicato che ospita tre coppie di elastici, quindi si devono adottare dei comportamenti ad hoc, come accompagnare il brandeggio con tutto il braccio. Per la sua categoria è il top! 8,5