Dopo più di un anno di inattività, Riolo ha deciso di tornare a gareggiare. E’ stato infatti invitato a prendere parte al Master de Palma, a Maiorca, il prossimo mese di gennaio. Ecco come sono andate le cose
Emiliano Brasini
Durante una lunga chiacchierata con il campione siciliano, ecco la notizia: "Dopo essere stato maltrattato per decenni dalla federazione italiana, tanto da farmi rinunciare allo scorso Assoluto, giusto oggi ho ricevuto la telefonata del mio amico Lorenzo Coll Tomas per invitarmi a quella che mi ha spiegato essere la gara internazionale più prestigiosa dell'anno, che si svolge da 20 anni a Palma di Maiorca: il Master de Palma".
“Con sua sorpresa (e mia) gli ho appena risposto che: primo, non avevo mai saputo nulla di quell'evento; secondo, che non avevo idea che esistesse da anni e chi l'avesse vinto in passato; terzo, che in un anno e mezzo ero stato in acqua solo 3 volte e dunque potevo al massimo fare la doccia di fine gara con gli altri atleti; quarto, soprattutto che non ero più tesserato da un anno con la federazione italiana e che non lo avrei fatto per alcun motivo al mondo”.
"Amico mio - mi rispose Lorenzo dopo avermi lasciato parlare a ruota libera come al mio solito -, non c'è alcun problema... La mia società sportiva, qui alle Baleari, sarà ben lieta di annoverarti tra i suoi tesserati e la gara la facciamo insieme!". E aggiunse: "Io non vado sott'acqua da almeno due anni, quindi il nostro obiettivo sarà solo quello di divertirci”.
“Lorenzo è stato il mio commissario estero al Mondiale di Porto Christo a Palma di Maiorca, nel 1992, esattamente 32 anni fa e quella esperienza sportiva così dura, seria e intensa era riuscita a forgiare una grandissima stima e amicizia reciproche. Era stata il collante per rimanere da allora sempre in contatto e quel giorno di dicembre del 2023, durante quella chiacchierata telefonica, mi vennero in mente molti dei tuffi di quel Mondiale. Ricordai che Lorenzo gioiva con spirito vero e autentico assieme a me e ad Antonio Aruta dopo ogni importante cattura. Ricordai che prima di ognuno dei tuffi più impegnativi, mentre in gommone cercavo la massima concentrazione sotto al diluvio universale e onde alte come i palazzi, mi ripeteva: "E non dimenticare che tu sei Riolo!"
“Insomma, quella domenica di dicembre, pur sapendo che sarei andato in Spagna soltanto per divertirmi - per la prima volta in vita mia - e per salutare chissà quanti amici vecchi e nuovi, decisi che sarei stato della partita. Così, senza ambizioni di sorta, per gioco. Due giorni prima ero stato a pescare con Vicé (Vincenzo Solli) e gli avevo raccontato la stranezza di aver sognato di trovarmi in barca con José Amengual. Era stato un sogno incredibile! Fu a quel punto che decisi di fare sta minkiata (solamente così potevo definirla…). Dovevo salutare il Dios assoluto della pesca in apnea! L'uomo che, con le sue incredibili gesta, aveva ispirato generazioni di futuri campioni. E poi avrei rivisto Pedro, Oscar e chissà quanti altri amici e campioni.
“Così, nella mia mente malata di perfezionismo e preparazione, iniziai a scandagliare ogni aspetto organizzativo utile a comprendere tutte le fasi della minkiata. In sintesi: date, logistica, campi di gara, regolamenti, tipologia di atleti, storico di quella gara, attrezzature vecchie e nuove necessarie per una prova così importante e insolitamente svolta in pieno inverno, un minimo di allenamento da immaginare per il poco tempo a mia disposizione, organizzazione in Italia per mamma, casa, lavoro per il periodo di assenza (la parte più difficile in assoluto), comprendere fino in fondo i perché di una minkiata così improbabile.
“Trovai ispirazione nelle tante vittorie e podi conquistati negli anni, proprio in inverno, nelle gelide acque di Lussimpiccolo, nella ex Yugoslavia. Ricordai a me stesso quanto mi divertissi a misurarmi con gli atleti più forti di quel periodo e di quanto valore fosse racchiuso in ognuna di quei tanti prestigiosi trofei conquistati lungo le coste delle meravigliose isole istriane.
«Le mie attrezzature erano praticamente abbandonate dal campionato italiano Assoluto del 2022. Erano ancora sistemate in modo ordinato nel reparto gare del mio magazzino, ma andavano riviste e rivisitate tutte in virtù dei dati che mi sarebbero giunti in merito alle caratteristiche di quell'area geografica. La cosa che più di tutte mi creava forti perplessità era quella di capire come avrei fatto a spedire il tutto a Palma di Maiorca. Infatti, io non so pescare senza ognuna delle mie attrezzature. Non so adattarmi a nient'altro che non siano i miei attrezzi. Sono stati creati tutti addosso a me e al mio singolare modo di interpretare la pesca in apnea.
“Mentre mi ripetevo che andavo per divertirmi e senza alcuna ambizione di classifica, rammentavo a me stesso che, senza le mie armi semplici, primitive e a loro modo perfette, io non so pescare! Che senza una quantità significativa di piombi e zavorre mobili io non so pescare e che, allo stesso modo, non potrei immaginare una competizione senza i miei Gps cartografici portatili, senza tutte le possibili mute a disposizione, senza un parco pinne per le più svariate circostanze, senza almeno 3 maschere e 3 boccagli a disposizione, senza una serie di sagole per le boe calibrate per ogni situazione. Per non parlare di una quantità di accessori e ricambi praticamente infinita e una sconfinata serie di integratori alimentari senza i quali nemmeno avrei dovuto parlare di gare con Lorenzo.
“La minkiata era ormai partorita... Ma almeno doveva essere un parto il meno doloroso possibile.
“Nei giorni a seguire dunque, immaginando ogni aspetto determinante, pensai di chiamare Pedro (Carbonell) e chiedergli qualche consiglio su quel campo gara. Fu come sempre gentilissimo e per prima cosa mi disse di non pensare alla vittoria (che a suo dire sarebbe stata appannaggio di pochi atleti), che l'acqua a gennaio sarebbe stata molto fredda e soprattutto molto torbida e che se fossi andato con il solo obiettivo di divertirmi (salvo suoi impegni), mi avrebbe messo a disposizione il suo gommone e forse mi avrebbe fatto anche assistenza a bordo! Un Mondiale, pensai...
“Un mondiale, anzi il primo mondiale 50+ organizzato dove, con Gianfranco Giannini, Renzo Mazzarri e Stefano Bellani, avevamo conquistato il gradino più alto del podio 32 anni prima. La cornice non sarebbe stata quella di Porto Christo, ma la Baia di Palma. Però, la cosa incredibile sarebbe stata quella di essere a bordo con uno dei padroni di casa di allora. Un super campione imbattuto poi fino alla sua ultima gara. Avremmo potuto condividere conoscenze e competenze fino a quel punto mai cedute a un avversario! Ero combattuto in modo forte e inspiegabile dal desiderio di andare, dal fatto di rendermi conto che era estremamente tardi per allenarmi in modo decoroso e dal desiderio di fare un'esperienza così improvvisa e al limite del surreale con uno dei più forti atleti mai esistiti in assoluto nel nostro sport.
“Come se non bastassero tutti i limiti e i dubbi che già attraversavano le mie notti da quel giorno, adesso dovevo anche immaginare chi sarebbe potuto essere il mio compagno di squadra per questa avventura. Pensai subito a Renzo e Riccardo. La sconfitta di 5 anni prima a Biserta non era mai stata veramente digerita, ma sapevo già che i tanti impegni non avrebbero consentito loro di assentarsi da casa. Provai allora a immaginare un atleta innanzitutto forte, allenato, dal carattere allegro e tranquillo, maturo e con quale avremmo potuto sviluppare in modo propositivo le nostre affinità e le differenti peculiarità tecniche. La mia analisi mi portò presto a una conclusione praticamente perfetta. Un ragazzo che giusto 32 anni prima mi aveva accompagnato proprio al mondiale di Porto Christo per i primi 15 giorni di preparazione. Giuseppe Tortorella. Peppe era la soluzione!
“Lo chiamai immediatamente. Non mi fece finire di illustrargli il tutto che mi interruppe... "Quando si parte?", mi chiese. La squadra era formata! Mancava solo una buona dose di buona volontà, coraggio e incoscienza per rispolverare e preparare le mie attrezzature dormienti, organizzare le cose e partire!