Il 4 di giugno è previsto il passaggio del testimone tra Pipin Ferreras e il forte atleta padovano, il tutto in occasione del 51esimo anniversario del brand, che ora fa parte del gruppo Morellato
Anselmo Bozzoni
Tra un suo impegno e l’altro siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con Antonio Mogavero e il discorso è caduto su quanto ci eravamo detti di sfuggita in fiera, allo scorso Eudi Show. «E’ vero, avevamo parlato di alcuni progetti in fase di sviluppo, come sai sono sempre abbastanza attivo anche nell’ambito dell’insegnamento; nonostante i miei 27 anni sono già diverse stagioni che, oltre a dedicarmi all’attività sportiva a tempo pieno, nei periodi più scarichi mi ritaglio del tempo per fare l’istruttore nei vari workshop e durante lezioni private. E’ chiaro che purtroppo, per il momento, il tempo che posso dedicargli è limitato vista la mole e la complessità dei miei allenamenti giornalieri. Sono stato uno dei più giovani istruttori in Italia, lo diventai a 19 anni e da lì è stato un crescendo, mi sono messo in discussione e sono maturato molto anche lavorando a lungo in Y-40, fino al 2022, osservando e imparando da grandi istruttori come l’instancabile Mardollo, e “rubando” molto qua e là, fino poi a definire la mia didattica apprendendo tantissimo da Michele Giurgola, Tito Zappalà, Andrea Zuccari (un saluto fin lassù), Marco Nones, grandi nomi a cui sarò sempre riconoscente. «Molta esperienza da atleta e svariate collaborazioni mi hanno aiutato nel mio cammino nel mondo didattico e della metodologia di allenamento. Sono tutt’ora seguito da grandi esperti, in primis Alessandro Zacheo, di Just Apnea di Bari (il mio allenatore), credo il più competente in materia che abbiamo in Italia per quanto concerne la metodologia di allenamento applicata all’apnea sportiva; e Mauro Salvalaggio per la parte di biomeccanica applicata alla palestra. Tra i progetti futuri, appunto, c’è quello di rendere fruibili competenze che rendano il percorso di chiunque voglia (atleti, allenatori, istruttori) un pò più leggero, magari evitando ai futuri atleti di ritrovarsi in vicoli ciechi. L’apnea è uno sport bellissimo ma molto delicato e difficile, soprattutto se fatto a livelli medio/alti. In effetti, è veramente complesso trovare le persone con le competenze giuste che ti guidino verso l’eccellenza. Tra i miei progetti c’è proprio quello di creare 4/5 workshop, ognuno dedicato alle discipline dell’apnea profonda, raccontando il come, il quando e il perché di tutte le scelte che abbiamo fatto e che mi hanno permesso di raggiungere i massimi livelli, nonché i retroscena, le delusioni…».
Si vocifera di un brand di orologi pronto a rientrare nel mondo dell’apnea. Cosa ci dici in merito?
«Ebbene si, come abbiamo annunciato qualche settimana fa sui social quest’anno c’è stato il grande rientro in scena di Sector no Limits, il brand che dal 1973 ha fatto la storia negli sport estremi e, soprattutto, che ha sostenuto le imprese dei grandi della generazione apneistica passata. Il brand, ora facente parte del gruppo Morellato, nel 1991, sulla scia di Patrick de Gayardon (re del base jumping e dello sky-surfing), lanciò quella che diventerà l'estensione della sua identità di marca: No Limits, in cui gli orologi divenivano strumenti tecnici al servizio di coloro che volevano trasformare lo sport in avventura. Patrick de Gayardon non è rimasto un fenomeno isolato, ma ha chiamato a raccolta i talenti di altri storici "sognatori", come il free climber Manolo, l'apneista Pipin Ferreras, il navigatore in solitaria Gérard d'Aboville, autori d'imprese e record eccezionali. Con loro fu creato il Sector Team. Oggi, il Sector Team rinasce per raccogliere l'eredità degli “eroi" del passato, che hanno aperto la strada a generazioni di atleti estremi e ad appassionati».
E i protagonisti non sono solamente coloro che cercano di spingere sempre più in alto l'asticella delle possibilità umane, ma anche tutti quegli sportivi che sono andati oltre i loro sogni, nella quotidianità, quella appartenente a tutti. Ecco, dunque, che accanto a specialisti "fuori dall'ordinario", come appunto Mogavero e il kite-surfer Valentin Garat, il Sector Team annovera anche giovani atleti, stelle in sport ben noti, quali il calcio, la pallavolo, lo sci alpino, il nuoto e lo skateboard. Fra di essi, il calciatore Federico Dimarco, il nuotatore Florent Manadou, il pallavolista Ivan Zaytsev, lo sciatore Giovanni Franzoni, lo skater Alessandro Mazzara e il calciatore Federico Gatti.
Il 4 giugno 2024 è il giorno del passaggio di testimone all’interno del Sector team per la parte subacquea da Pipin Ferreras a Mogavero. In occasione dell’evento dedicato al 51esimo anniversario del brand, Mogavero ha deciso di immergersi a 51metri, una quota simbolica per lui, nelle buie e fredde acque del lago di Garda, a Riva del Garda, supportato dal Club Sommozzatori del posto. «Ho pubblicato un post - ci racconta Antonio - nel quale raccontavo un aneddoto passato che parla di come anche la rivista Pescasub abbia riempito i miei pomeriggi da bambino, quando mio padre, fedelissimo abbonato, mi proponeva e raccontava storie di pesca. Ironia della sorte, ho ripreso in mano qualche mensile del ’90 e guarda caso in quel periodo Sector veniva pubblicizzata con le imprese di Pipin, e uno dei regali che mia madre fece a mio padre in occasione del fidanzamento, fu proprio un Sector. 34 anni dopo faccio parte del Team Sector e rispondo alle domande di un’intervista sul PescaSub & Apnea. Pazzesco no?».
L’apnea sta attraversando un momento di grande fermento. Come vedi l’immediato futuro?
«In questi ultimi anni di gare, l'apnea agonistica ha mostrato grande dinamismo. Parlando di outdoor i cambiamenti più significativi li abbiamo avuti soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione, della sicurezza ma soprattutto dalla mediaticità, che sta crescendo tanto grazie alle riprese profonde fatte con il drone subacqueo Diveye. Ora è possibile, oltre che godere della spettacolarità del tuffo nel blu, analizzare tecnicamente la performance metro dopo metro. Vista la continua crescita di partecipanti e l’interesse degli sponsor, perso che nel giro di una decina di anni al massimo diventeremo uno sport famoso come ad esempio lo sci».
E la sicurezza?
“Direi che si è fatto un grande passo in avanti. Infatti, finalmente si è delineata una figura che, unita al personale medico di superficie, si occupa soltanto della sicurezza con tecniche di “salvamento profondo” sempre più precise e all'avanguardia».
Le prestazioni sono cresciute parecchio. Da cosa dipende?
«A livello sportivo si parla di molteplici aspetti tecnici che, negli ultimi anni, hanno favorito l'innalzamento delle prestazioni: la qualità dell'allenamento fisico, che in passato era un po' trascurato, mentre ora si iniziano a definire i meccanismi più nello specifico. In passato si è lavorato tantissimo su rilassamento e respirazione, che sono tutt’ora la base dell'apnea e sono stati sviscerati veramente bene, magari a discapito di un perfezionamento nella struttura dell'allenamento e della funzione dei metabolismi energetici nell'immersione profonda. La tecnica compensatoria ha subito un incremento con la divulgazione di pratiche evolute come il mouth-feel. Sicuramente fondamentali sono stati poi i nuovi studi sulle attrezzature, la biomeccanica e le nuove tecnologie dei materiali. Per citarne una, Cetma Composites è leader nella progettazione e nella realizzazione di equipaggiamenti specifici ed è stata secondo me la prima azienda al mondo ad applicare un approccio ingegneristico a questo settore, che prima era prevalentemente di tipo artigianale. Da 9 anni collaboro con loro e abbiamo sviluppato insieme molte attrezzature, tra cui la monopinna e le pinne Taras. Michele Giurgola è il tester ufficiale, senza di lui sarebbe stato impossibile raggiungere i risultati ottenuti. Durante le fasi di test, do i miei feedback lavorando ai progetti comuni. Così facendo metto a disposizione il mio contributo sfruttando la mia sensibilità da atleta».
Pescatori e apneisti: due mondi vicini ma anche… lontani. Com’è il rapporto tra le due categorie?
«Beh, domanda bollente. La pesca subacquea mi piace praticarla, ho iniziato da bambino sulle orme di mio padre e di mio nonno. Da piccolo è stata la scintilla che mi ha fatto innamorare del mare, poi crescendo e diventando un apneista ho ridotto molto l’attività, ma tutt’ora mi piace andare ogni tanto a prendere due pesci da mangiare con gli amici o in famiglia. Penso che purtroppo, anche in questo ambito, ci siano numerosi personaggi che fanno i fenomeni; sono molto critico verso determinati comportamenti negativi, che creano fenomeni di emulazione a discapito della sicurezza. Abbiamo bisogno di una regolamentazione efficace, credo che sia importante come requisito minimo per poter pescare disporre almeno di un brevetto di apnea, in modo da avere le conoscenze di base per affrontare una pratica comunque rischiosa. Sull’agonismo non intendo esprimermi, ma ci tengo a sottolineare la mia distanza da questa pratica».