Manca più di un ora al suono della sveglia. Sono le 4 del mattino. L’appuntamento con i ragazzi è alle 6.15 al porticciolo vicino casa, è ancora buio. Siamo negli Emirati Arabi…
Emiliano Brasini
Lasciamo gli ormeggi e puntiamo dritti verso est, il sole sta pian piano sorgendo dietro l’orizzonte dritto davanti a noi. Ci mettiamo comodi, il tragitto sarà lungo, il punto si trova a circa 40 miglia da terra, un relitto già esplorato negli anni passati che ha sempre regalato splendide catture; è il periodo di passo delle grandi ricciole, oggi non cercheremo altro che questi splendidi pelagici.
Dopo 90 minuti di navigazione, arriviamo. C’è una leggera corrente da nord. Ci troviamo a poche miglia dalle acque Iraniane, una zona che in passato è stata luogo di rapimenti e incursioni a grosse navi cargo e barche di pescatori locali. Sono azioni principalmente a scopo di riscatto, ma preferiamo non rischiare di rovinarci la giornata e decidiamo di fare a turno per stare a bordo di vedetta.
Il gioco è semplice. Chi è a bordo deve soltanto guardare l’orizzonte e nel caso in cui si avvisti una qualsiasi imbarcazione dirigersi verso di noi; in quel caso saltiamo a bordo e rientriamo verso acque più sicure il più velocemente possibile.
Brian decide di rimanere di vedetta per primo, lui vive qui negli Emirati da quasi 30 anni e conosce quest’area meglio di chiunque altro.
Prima di entrare in acqua scandagliamo il relitto per controllare la situazione. La mangianza sembra piuttosto bassa, schiacciata sul grande scafo appoggiato a 34 metri di profondità; questo è un buon segnale, c’è sicuramente qualche grosso predatore nei paraggi.
«Io e Luca ci prepariamo in fretta e una volta pronti ci sediamo sulle spondine di poppa, mentre Brian ci porta lentamente sul punto esatto. Ci siamo, scivoliamo in acqua, la visibilità è molto buona.
Respiro un paio di minuti in superficie pinneggiando lentamente controcorrente per non perdere il punto e inizio la discesa nel blu, mentre Luca vigila su di me dalla superficie. Dopo meno di 30 secondi arrivo sulla prua del relitto, la mangianza scatta terrorizzata, non ho nemmeno il tempo di posizionarmi che dalla destra vedo arrivare un branco di barracuda enormi; sono pesci lunghi più di un metro, ma non sono loro che sto aspettando. Li lascio sfilare qualche secondo, poi d’un tratto schizzano via, sento il rumore del loro potente colpo di coda sincronizzato.
Un attimo dopo, dal blu, si materializza lo spettacolo più bello a cui abbia mai assistito in tutti questi anni in mare. Un branco di ricciole di oltre 50 esemplari, tutti stimati fra i 15 e i 30 chili, credo che siano addirittura più di quelle che ho sempre sognato...
Nuotano freneticamente verso di me, poi a un tratto, con un movimento sinuoso, virano mostrandomi il fianco; quella livrea argentea e la meravigliosa linea dorata mi lasciano letteralmente impietrito, rimango ipnotizzato da questa bellezza per qualche istante prima di sparare.
Allineo lentamente il tiro verso quella che mi sembra la più grande e premo il grilletto. L’ho colpita in pieno appena dietro la branchia e in un primo momento sembra che il colpo sia stato fatale, ma appena mi stacco dal fondo e comincio la risalita verso la superficie, vedo la ricciola che riprende a nuotare con forza in direzione della corrente. Sento il fischio stridulante del mulinello nonostante la frizione sia stretta, quindi afferro il filo con la mano destra e con un paio di strattoni cerco di frenarne la corsa, la paura più grande è che si infili fra le lamiere. A un tratto sento bruciare il dito della mano destra, il dynema mi ha tagliato il guanto, fortunatamente il dito non ha un graffio.
Arrivo in superficie, riprendo fiato, Luca mi guarda con due occhi increduli, subito dopo si tuffa cercando di raggiungere la ricciola e doppiarla; niente da fare, il pesce è lontano e profondo, non accenna a fermare la sua corsa. Mi rimangono forse 10 metri di filo nella bobina del mulinello.
Dopo circa 5 minuti di tira e molla l’animale si ferma, vedo il filo allentarsi e inizio a recuperare lentamente, a un tratto lo vedo scintillare nel blu, l’emozione è davvero grande.
Lo issiamo in barca, è fatta
Mi siedo sulla spondina di poppa e mentre riavvolgo il mulinello penso a quello che ho appena vissuto e al tempo che ho passato a sognare questa cattura. Ricarico con cura il mio fedele Thorpedo, mentre Brian mi riporta sul punto. Luca è alle prese con un’altra splendida ricciola, l’ha colpita bene, non ha scampo.
Decidiamo di spostarci verso nord, qui si trovano due container probabilmente persi da una grossa nave cargo. Sono in acqua con Brian da un’ora, ma il pesce sembra essere scomparso. Decido di allargarmi leggermente fuori per un ultimo tuffo prima di cambiare punto. Pinneggio lentamente verso il fondo, chiudo gli occhi e mi godo questa discesa, sono completamente rilassato.
Dopo pochi secondi riapro gli occhi e dalla sinistra appare un altro branco di ricciole, sembra lo stesso di prima nonostante ci troviamo più di 10 miglia a nord rispetto allo spot precedente. Stavolta nuotano più velocemente, sembrano in caccia.
Mi fermo a mezz’acqua immobile aspettando che arrivino a tiro. Sento il cuore battere e immagino che lo stiano sentendo anche loro, accelerano verso il blu. Cerco di rimanere il più tranquillo possibile e distolgo lo sguardo dal branco, mi fingo disinteressato puntando il fucile nel nulla. Passano pochi secondi quando, a un tratto, sento la loro presenza alla mia sinistra, sono a meno di 4 metri di distanza.
Allineo il tiro, poi cambio obiettivo e ne allineo un’altra, e poi un’altra ancora. Quando i pesci si muovono in branchi così grandi prendere di mira un esemplare è difficile, l’attenzione si disperde negli altri pesci che nuotano intorno e che puntualmente sembrano sempre più grandi di quello sulla linea di tiro. Ecco perché p un attimo sbagliare.
Focalizzo l’attenzione su una ricciola, forse non la più facile ma sicuramente una delle più grandi; si trova più lontano rispetto a molte altre. Distendo il braccio e premo il grilletto, è un tiro lungo e colpisco il pesce in coda; vedo l’asta uscire quasi del tutto dall’altra parte. Allento leggermente la frizione del mulinello e risalgo in superficie, ha già preso metà del filo in bobina.
Provo a recuperare, però sento una strana tensione, si deve essere incastrato il filo da qualche parte su uno dei container. Sono sicuro di aver colpito bene il pesce e tiro con più forza la sagola finché non si scaglia. Con movimenti lenti ma ampi faccio scorrere il dynema fra le mani issando l’animale in superficie; sento tutto il suo peso, da un paio di colpi di coda ma riesco a tenergli testa, è ormai stremato.
Mentre nuoto verso la barca con la ricciola fra le mani, penso alla giornata indimenticabile che sto vivendo, mi sento estremamente fortunato a essere qui. Accendiamo i motori, rientriamo lentamente mentre stappiamo 3 birre ghiacciate e brindiamo.
La ricetta. Pastrami di ricciola
Il mito che il pesce appena preso sia il più prelibato appartiene al passato. "La freschezza è il massimo" è l'affermazione più abusata. Ma esattamente come una mucca appena macellata, la preda appena pescata ha un sapore molto ridotto o, praticamente, assente.
L’invecchiamento della carne e del pesce, invece, riduce il livello di umidità superflua nei tessuti, contribuendo così a un’esaltazione dei sapori e a un gusto assolutamente più intenso e raffinato.
Questa ricetta ha bisogno di almeno 2/5 giorni di maturazione a temperatura controllata (in casa useremo il frigorifero).
Marinatura, parte 1
Partiamo dal preparare il nostro filetto di ricciola (ho usato la parte più spessa del filetto, ma anche la coda è ottima).
Ingredienti:
150 gr sale
100 gr zucchero semolato
Rimuovere la pelle, asciugare bene il filetto e riporlo su una griglia con una teglia di raccolta in modo da far scolare l’acqua in eccesso. Spolverare abbondantemente con il mix di sale e zucchero su tutti i lati e lasciare riposare in frigo dai 30 ai 120 minuti, in base allo spessore del filetto.
Una volta trascorso questo tempo, sciacquare il filetto sotto abbondante acqua fredda e asciugare nuovamente con carta assorbente.
Marinatura, parte 2
Ingredienti:
20 gr pepe nero
20 gr bacche di ginepro
20 gr semi di coriandolo
20 gr zucchero integrale (muscovado o panela)
20 gr paprika affumicata
9 gr cipolla in polvere
9 gr aglio in polvere
5 gr semi di senape bianca
5 gr senape in polvere
Tostare pepe, ginepro e semi di coriandolo in una padella a fiamma moderata. Lasciare raffreddare e unire tutti gli ingredienti in un mortaio (o un mixer) e ridurre in polvere grezza.
Cospargere abbondantemente sul filetto e mettere sottovuoto (in alternativa incartare il filetto con la pellicola). Lasciare in frigo da 2 a 5 giorni in base allo spessore del filetto.
Una volta arrivati a questo punto, dovremo scartare il nostro prezioso filetto e rimuovere la marinatura in eccesso, grattandola via delicatamente con un coltello e, finalmente, affettare e degustare questa incredibile prelibatezza!
Un consiglio. Il pesce si conserva perfettamente in frigo fino a 5 giorni dopo il primo assaggio!
Maionese wasabi e yuzu
Ingredienti
200 gr maionese
2 gr aglio tritato fine e schiacciato
30 gr wasabi
6 gr succo di yuzu
8 gr scorza di limone
Mescolare tutto insieme e lasciar riposare almeno un’ora in frigorifero.
Impiattamento
Paprica affumicata
Avocado schiacciato con miele di acacia e sale
Ricciola tagliata a fette di circa 3/4 mm
Maionese wasabi e yuzu