Sempre in mare assieme, hanno sviluppato un affiatamento incredibile e la capacità di condividere ogni istante, ogni emozione, come ci spiegano in questo articolo testo raccolto da
Emilano Brasini
«Ci siamo conosciuti nell’ormai lontano 2007 in occasione di una selettiva disputata a Praialonga, sul campo gara al confine sud dell’Amp di Capo Rizzuto. Pur essendo coetanei (anno 1974), non ci eravamo mai incontrati prima per mare».
Scuole diverse, Crotonese per Franco (“Ciccio” per il resto del mondo)… scuola Catanzarese per Giuseppe (“Peppe”), così come diversi sono i fondali dove sono cresciuti a livello venatorio. Entrambi sono approdati tardi alle competizioni, ben oltre i trent’anni, ma sono rimasti coinvolti grazie allo spirito agonistico che li contraddistingue, oltre che alla irrefrenabile passione per la pesca.
Quando si sono conosciuti avevano tecniche e attrezzature completamente diverse, ma prestazioni apneistiche e quote di esercizio molto simili. “Ciccio” aveva accantonato la ricerca in tana da tempo e il suo “corto” era un arbalete da 90, “Peppe” aveva come unico “lungo” uno Spora Stealth 110, praticamente mai usato.
«Iniziammo le prime uscite insieme, cercando fondali che ci permettessero di evolverci in ogni tipo di pesca, cercando prede importanti su fondali nuovi. Nessuno di noi aveva un gommone, quindi i lunghi viaggi in auto erano diventati un appuntamento settimanale che ci portava lontano dai nostri lidi, giornate e giornate passati insieme in mare e in auto. Iniziammo ad affinare la pesca in coppia, la strategia era sempre la stessa… entro i 20 metri ci disponevamo in parallelo, a circa 30 metri di distanza l’uno dall’altro, e si scorreva il fondale controllandoci visivamente in superficie; quando i fondali diventavano impegnativi, le due boe diventavano un unico segnale trascinato a turno da chi restava in superficie a vigilare sul compagno immerso.
«Le attrezzature si uniformarono, adattandosi alle mutate esigenze, fino ad arrivare al punto di alternarsi nei tuffi utilizzando lo stesso fucile. L’evoluzione della tecnica fu rapida e crebbe, di pari passo, anche l’esperienza agonistica con la qualificazione ai Campionati di seconda categoria e successivamente anche ai Campionati assoluti, che ci hanno visti sempre insieme l’uno come atleta, l’altro come barcaiolo.
«Il passo verso le gare di coppie fu naturale. Iniziammo con qualche trofeo in cui facemmo sempre bene per poi approdare ai Campionati italiani a coppie, ai Campionati open, dove ci siamo sempre contraddistinti con ottimi risultati, come il quarto posto conquistato a Ischia nel 2020. Tante gare e tanti ricordi, ma il più bello per entrambi resterà per sempre la vittoria al Campionato italiano a squadre” disputato a Crotone nell’ottobre del 2021.
Una gara in casa, su un campo difficilissimo, che ci vedeva con un solo pesce dopo 2 ore d’acqua. A quel punto ci siamo guardati in faccia, senza dirci una parola ci siamo diretti dal lato opposto del campo, distante quasi mezz’ora di navigazione: prima di entrare in acqua ci siamo solo detti: “Non può finire così”.
«Con due arbalete da 50 abbiamo praticamente ribaltato il fondale pescando a scorrere, spalla a spalla, come abbiamo fatto sempre; i pesci sono arrivati uno dietro l’altro e l’ultimo, una bella corvina (la preda della vittoria), proprio nell’ultimo tuffo con il gommone della giuria sulla testa che sanciva la fine del campionato.
Quello che siamo oggi è l’evoluzione di tutto ciò che abbiamo fatto in una vita insieme in mare. Ci immergiamo nello Ionio Calabrese e di tanto in tanto ci spingiamo anche sul Tirreno. Adesso possediamo un gommone ciascuno, che teniamo in posti diversi, in modo da poter avere sempre un’alternativa in funzione delle condizioni meteo. Anche le nostre attrezzature sono al top. Franco può infatti avvalersi della collaborazione con la H. Dessault, storico marchio oggi rilevato dalla C4, che gli fornisce tutto il necessario; Giuseppe fa invece parte del Team MolaMola by Tutto Sub, il mitico negozio di Molfetta gestito dal bravo Alessandro, costruttore, tra l’altro, di ottime mute su misura.
«La passione per i tuffi nel blu ci ha portati a specializzarci nella pesca profonda alle grosse prede. I nostri gommoni sono attrezzati di tutto punto per ciò; possediamo infatti strumenti cartografici dotati di tecnologia Structure Scan 3D, elemento essenziale quando si cercano le prede sul filo dei 40 metri, dove è necessario dosare le energie e sprecare il minor numero di tuffi possibile.
«Con il tempo abbiamo sviluppato una nostra tecnica di approccio al tuffo, fatta di studio dell’intensità e della direzione della corrente e del vento. Saper manovrare il mezzo nautico in qualsiasi condizione è, infatti, essenziale per portare il compagno sul punto esatto. Ci troviamo spesso a operare in condizioni di corrente davvero al limite quando, per effettuare un tuffo a 35 metri, bisogna portare il compagno sopra corrente anche di 40 metri. In queste situazioni le apnee sono sempre molto lunghe ed è essenziale riuscire a prevedere dove sbucherà il compagno, che sarà trascinato dalla corrente anche durante la risalita. Anni di uscite in totale simbiosi ci hanno portato alla certezza di avere sempre il compagno a pochi metri a ogni riemersione.
«Le nostre battute si prolungano, spessissimo, per l’intera giornata, che comunque non inizia mai all’alba. Dopo qualche tuffo di riscaldamento, comincia la ricerca dei posti più interessanti con lo scandaglio; in funzione delle quote operative ci alterniamo per uno o due tuffi a testa. Le pause in gommone sono forzate, mai meno di 6 minuti, ma molto spesso diventano 8 se le quote sono importanti; a questi si aggiunge il tempo per lo spostamento sul punto, per una pausa totale (tra le discese) quasi sempre superiore ai 15 minuti. Il tempo in gommone serve a condividere dati d’immersione come visibilità e corrente, ma anche impressioni sul movimento dei banchi di mangianza, l’eventuale avvistamento di predatori o, ancora più entusiasmante, le catture.
«Per noi prendere un pesce non è mai un qualcosa di individuale, ma è condiviso istante per istante e porta appagamento a entrambi, a prescindere da chi dei due effettua la singola cattura. Dopo le foto di rito, è d’obbligo il racconto a caldo, con la preda ancora sull’asta… un rituale, questo, che ci ha portati a muoverci in totale simbiosi, a rivivere i momenti della cattura e a percorrere mentalmente l’azione di caccia, che ci aiuta a sviluppare la capacità di far diventare i gesti quasi automatici nelle future occasioni.
«Altra regola, non scritta: dopo la cattura si cede il posto all’altro fino a un nuovo centro o fino a quando non è l’altro a chiedere il cambio. L’insieme di tutti questi piccoli gesti creano un’atmosfera di totale rilassamento e di piacere nel condurre la giornata in mare. Con il tempo le catture sono diventate sempre più importanti; le cernie, di tutte le specie, sono le nostre principali prede, ma non mancano ricciole, dentici e anche grosse corvine.
«Ognuno di noi ha ovviamente la propria preda preferita, per “Franco” è indubbiamente il dentice da insidiare all’aspetto, una cattura estremamente tecnica, mentre Giuseppe predilige l’agguato ai grossi dotti, prede diffidenti e imprevedibili, che regalano grandi soddisfazioni.
«Purtroppo, in questi ultimi anni siamo enormemente penalizzati dalla presenza del Parco Marino di Isola Capo Rizzuto, una follia tutta italiana che impedisce (solo alle persone rispettose delle regole) di fruire di ben 50 chilometri di costa tra le più belle del Mediterraneo. Un’area, questa, incontrollabile per estensione e morfologia, vittima perciò di ogni forma di abuso. Questo ci costringe a spostamenti anche di qualche centinaio di chilometri per poter trovare spot utili. Il nostro territorio di caccia va da Rossano Calabro, a nord, fin oltre Roccella Jonica, a sud, qualche volta ci spingiamo anche sul Tirreno, nella zona che va dal Golfo di Lamezia fino a Formicoli, nei pressi di Tropea. Una fitta rete di amicizie, ci consente di varare un po' ovunque.
«Lo Jonio è un mare prevalentemente sabbioso, con quote molto impegnative, spazzato da forti correnti e con acqua spesso torbida per via del tanto fango depositato sul fondo. Proprio dalla coltre di lattiginosa spuntano relitti bellissimi, dove si concentra una moltitudine di prede, soprattutto dotti e ricciole. Per scelta non tentiamo quasi mai la cattura delle grandi cernie in questi posti, a meno che non abbiamo la certezza di fulminarle al libero; anche questa è esperienza e maturità, infatti non c’è niente di più impegnativo (anche mentalmente) e pericoloso che lavorare una grossa cernia, sul filo dei 40 metri, incastrata tra lamiere, cime e lenze di ogni tipo. Sul versante Jonico, ci troviamo spesso a operare con due o tre metri di visibilità, anche molto in profondità, in un ambiente davvero ostico. In questi frangenti, l’unica cattura possibile è quella delle cernie in tana; una tecnica molto difficile, che mette a dura prova la maturità del pescatore nel saper rinunciare a premere il grilletto se tutto non è perfetto per l’estrazione del serranide.
«Il Tirreno è un mare completamente diverso, con acqua limpida e mediamente anche più calda, un mare davvero meraviglioso, con grandi secche dove insidiare qualsiasi tipo di preda. Le nostre preferite sono la Secca di S. Irene (con propaggini rocciose davvero belle e staccate dalla secca principale) e la Secca di Formicoli (anche questa sulle sue parti esterne presenta zone isolate bellissime quanto impegnative).
«Con il tempo, tanto tempo, abbiamo messo insieme diversi spot costituiti da pietre isolate, naturali e artificiali, distese di posidonia, cigliate profonde, piccole e grandi secche, oltre a qualche relitto profondo. Tutti posti molto impegnativi, dove l’esperienza e l’affiatamento sono essenziali per non rischiare nulla.
«Continueremo a pescare insieme nella speranza di catturare ancora le splendide prede che, ormai da tempo, sono presenti nei nostri carnieri. Nonostante le 50 primavere sulle spalle, la voglia di scoprire posti nuovi (ce ne sono ancora tanti da trovare…) è il motore che ci spinge, di anno in anno, a prepararci fisicamente per affrontare al meglio la bella stagione e continuare a godere del piacere del mare e dello stare insieme».