Un tempo invadevano il bassofondo e sotto a ogni pietra spuntavano i loro tentacoli, oggi non è più così: sono stati distrutti con ogni mezzo per venderli. E quelli rimasti si sono fatti furbi, scelgono tane “impossibili” e mettono in campo mille trucchi per sfuggire ai pericoli
Gherardo Zei
Pesca in apnea significa anche (e soprattutto) destrezza nel cogliere l’attimo per sparare sul pesce che ci punta prima che il guizzo dell’inversione ci mandi fuori tempo; significa rapidità e colpo d’occhio nel tiro d’imbracciata sul branco che ci sfila a fianco velocissimo. Infatti, molte volte il nostro è uno sport fatto di attimi e di immagini fugaci, in cui si spara alle ombre fuggenti. Spesso è così, ma non sempre. E se è pur vero che anche in tana capitano saraghi che sciamano veloci, è anche vero che altre volte troviamo cernie ferme in posizioni difficili, per non parlare di musetti di gronghi nascosti nell’ombra o di marezzature gialle di murene intravviste nella fessura tra due rocce, di cui non si capisce nemmeno da che parte potrebbe essere la coda e da che parte la testa. E poi ci sono i polpi, quasi sempre fermi, arroccati, furbi e forti.
Ma in generale, dove sono i polpi?
In generale i polpi sono in tutto il mondo, vivono dalle profondità abissali fino alla superficie e si trovano all’equatore così come sotto la calotta di giaccio del circolo polare. Sono furbi, forti e intelligenti e se cadono preda di grosse murene e gronghi, sono a loro volta predatori di granchi e talvolta perfino di pesci. Quindi, di sicuro non sono una specie in pericolo e, tuttavia, nel nostro mare la loro presenza si è parecchio rarefatta negli ultimi dieci anni. Ma di questo parleremo dopo.
Nel loro sviluppo normale, i polpi non sono presenti in modo uniforme in tutti i tipi di fondale. Ci sono zone di roccia naturale, dove faticano maggiormente a trovare il cibo e pertanto sono meno presenti e tratti sabbiosi, dove hanno tanto cibo ma faticano a trovare le tane e anche qui pertanto ce ne sono di meno. Poi c’è il grotto, che è il loro fondale ideale, dove c’è abbondanza di cibo e tane a volontà e, anzi, talvolta la roccia coralligena è talmente friabile che addirittura i polpi possono scavarla e adattare la tana alle proprie esigenze. Quindi, ad esempio, il Lazio del nord è stato sempre il luogo ideale, dove i polpi potevano proliferare e moltiplicarsi in numero incredibile e con esemplari di dimensioni anche enormi.
Quando ci sono i polpi?
Come tutte le altre specie, i polpi hanno dei cicli di presenza nel bassofondo che sono scanditi dai periodi riproduttivi. E anche in questo caso i pescatori subacquei hanno potuto constatare che, per i polpi, i cicli riproduttivi negli ultimi quindici anni si sono progressivamente alterati e questo è un dato di fatto che deriva dall’osservazione univoca di decine di migliaia di appassionati effettuata tutto l’anno, un giorno dopo l’altro.
Ognuno di noi ha delle teorie sulle cause di tutto questo, ma forse per dovere istituzionale queste cause dell’alterazione dei cicli riproduttivi dell’ecosistema marino dovrebbero spiegarcele i professori di biologia marina, che sono pagati dalle università per raccogliere tali conoscenze e lanciare i segnali di allarme presso le istituzioni e sui mezzi di comunicazione di massa ma che, invece, brillano per la loro assenza e ci assordano con il loro totale silenzio.
Del resto, abbiamo assistito all’estinzione delle nacchere senza che una sola voce istituzionale, accademica o giornalistica si sia alzata alta a sottolineare questo dramma sulla stampa e alla televisione.
Prima che accadesse tutto questo il ciclo regolare dei polpi prevedeva, a partire dalla fine di novembre, una grande entrata invernale degli esemplari più grossi e successivamente una decisa flessione da aprile in poi, per arrivare a una diffusione di esemplari molto piccoli dalla fine di luglio verso agosto e settembre. Oggi capita di trovare esemplari minuscoli anche in pieno inverno e qualche isolato grande polpo in piena estate. Ma, soprattutto, il numero dei polpi non è diminuito, è totalmente crollato!
I polpi sono scomparsi?
Quando si parla del crollo delle specie ittiche nei nostri mari c’è sempre qualcuno che alza la mano e dice: “dove vado io è ancora pescoso più o meno come prima”. La confusione è una caratteristica inevitabile dei dibattiti allargati e può capitare che ci siano zone che hanno tutt’oggi maggiore pescosità, ovvero si tratta di colleghi che da poco hanno avuto miglioramenti tecnici importanti, oppure sono solo persone che si divertono a dire cose contro corrente per il gusto di farlo.
Ma per quanto riguarda in particolare i polpi, le opinioni stanno a zero davanti ai dati di fatto. Per decenni gli esemplari nostrani hanno avuto un prezzo basso, grossomodo intorno all’equivalente dei 5/7 euro al chilo. Adesso il loro prezzo supera i 20 euro al chilo. A febbraio sono stato in un grande negozio di surgelati e il polpo congelato (non pulito) costava esattamente 23 euro al chilo. Allo stesso prezzo si vendevano le code di gamberi giganti sgusciate e pulite.
Non so se vi rendete conto di cosa significa questo? Significa che non è una questione di opinioni, il numero dei polpi sul mercato ittico è diminuito al punto che forse la parola “crollato” sarebbe più appropriata.
Ma quali sono i motivi? Se vado indietro con la memoria a trenta anni fa, ricordo che in inverno c’era un polpo grosso (non meno di due chili) sotto ogni sasso sul nostro litorale. Ognuno fa i conti con la propria coscienza e io che, fin da allora, ci tenevo a guardarmi allo specchio la mattina, prendevo i polpi che mi servivano per mangiare in famiglia e, quindi, rammento bene che - pur non cercandoli - capitava che in una uscita “sbattessi letteralmente contro” anche a una decina di esemplari senza toccarli.
Purtroppo però non tutti si sono comportati così. Mi dispiace quasi raccontarlo, ma l’anno scorso un uomo anziano si è fermato a parlarmi sul litorale mentre ero uscito dall’acqua con un grosso polpo. Mi ha chiesto se ne avessi visti altri e gli ho risposto di no, precisando che ormai di polpi se ne vedono davvero pochi rispetto al passato. Ha assunto un atteggiamento rammaricato e ha detto che ai suoi tempi ne prendevano a quintali tutte le volte e li vendevano, mentre oggi che lui è anziano e i polpi costano oltre venti euro al chilo, lui non può più nemmeno permettersi di mangiarli.
Allora io, pur con educazione, gli ho detto chiaramente che la colpa di questa situazione è proprio di quelli che li hanno sterminati invece di fare un prelievo regolare. Ma lui mi ha risposto: “ma per forza che tutti li prendono e li vendono, con quel prezzo di venti euro che hanno è una tentazione irresistibile!”. Allora gli ho premesso che alla tentazione si può resistere perché io non li vendo e poi non mi sono trattenuto dal dirgli più chiaramente in faccia che è tutto il contrario, e cioè che costano oltre venti euro al chilo perché le persone come lui hanno contribuito a sterminarli per svenderli a quattro soldi.
E dicendo questo mi sono tolto il polpo dalla cintura e l’ho messo nel portabagagli della mia macchina, per togliergli dalla testa l’idea che potessi regalarglielo, cosa che avrei fatto con chiunque altro me lo chiedesse, ma non certo con un personaggio come lui, che prima ha partecipato allo sterminio da bracconiere e adesso, fatto il danno, piange lacrime di coccodrillo e vorrebbe pure essere compatito.
Chi ha sterminato i polpi?
Direi che c’è stata una stretta collaborazione tra la pesca industriale e la pesca ricreativa, ma parliamo di un prelievo ricreativo di un genere che non considero parte del nostro mondo, perché dire che qualcuno che va in mare per catturare sistematicamente oltre il peso consentito e vendere da bracconiere è un pescatore subacqueo è sbagliato. La sua è un’attività illegale come tante altre attività illegali e non mi pare giusto che sia associata al comportamento di chi prende qualcosa solo per la cena con la famiglia e gli amici nella piena legittimità.
Sul piano industriale lo sterminio delle entrate di polpi si è realizzato con i palamiti formati da giare. Specie in alcune zone che fanno meno tana, lo strumento del palamito con le giare, o barattoli, è stato micidiale per falcidiare le entrate. Secondariamente, è stata enorme la proliferazione delle barchette con le polpare. In alcuni anni se ne potevano contare a centinaia lungo tutta la costa e, se ora se ne vedono poche, è solo perché di polpi ce ne sono molti di meno.
Per terza cosa i subacquei. Chiaramente non parlo di pescatori in apnea veri, perché per me uno che parte da casa in inverno per andare in mare (magari con lo scooter) solo per raggranellare un quintale di polpi da vendere non appartiene affatto alla nostra categoria.
E non me ne importa niente se magari si tratta di un agonista famoso e molto più forte di me, perché essere un pescatore subacqueo significa avere innanzi tutto un immenso amore per il mare e una persona che fa così può pure tirare fuori tutte le giustificazioni che vuole, ma non credo appartenga alla mia categoria. Da ultimo, a terra ci sono coloro che cercano polpi con la fiocina a mano nel bassissimo fondo, specie all’alba.
Di tutti costoro cosa posso dire? Dico che se lo facessero solo per prendere il polpo per la cena non ci sarebbero problemi, nemmeno se mangiassero polpo tutte le sere per tutta la vita. Ma siccome in realtà costoro, nella maggior parte dei casi, cercano di prenderne il più possibile per venderli, dico che sbagliano e che è proprio colpa di tutti loro se oggi come oggi alla fine di dicembre i polpi dell’entrata sono già stati sterminati e al mercato costano come i gamberi pregiati.
Poi, c’è lo Stato italiano e in particolare la Pubblica amministrazione. La prima colpa dello Stato è quella di non emanare normative sulla pesca professionale che impediscano l’utilizzo di strumenti di distruzione di massa (inutile elencarli, li conoscete bene) e la seconda colpa è quella di non fare sistematicamente la cosa che in due settimane eliminerebbe il bracconaggio, e cioè i controlli sulla filiera della provenienza del pescato presso pescherie e ristoranti.
Dove catturare il polpo contemporaneo
In trenta anni di giornalismo subacqueo ho scritto innumerevoli articoli anche sui polpi, ma molte delle cose che ho scritto negli anni Novanta adesso andrebbero completamente riviste. Le tane dei polpi con le conchigliette, gli sciarrani che puntano i cefalopodi e tante altre cose sui tempi e i luoghi delle entrate, dovrebbero essere rivisitate e riscritte. Non è che non siano più vere del tutto, per carità, capita ancora ogni tanto di trovare qualche polpo “da manuale”, ma certamente si tratta di casi più rari mentre - contemporaneamente - ci sono tanti polpi che hanno adottato comportamenti più cautelativi per occultarsi o sfuggire, senza contare i cambi dei periodi riproduttivi che hanno reso più difficile fare previsioni prima di entrare in acqua su ciò che si vedrà.
Dunque, per quanto mi riguarda un polpo per il sugo lo trovo lo stesso e di certo non sono costretto a mettere mano al portafoglio. Ma adesso non mi basta più nuotare in lungo e in largo a casaccio ed è sempre più raro andare a sbatterci letteralmente sopra mentre si sta cercando un appostamento per l’aspetto.
Oggi, quando voglio un polpo sono costretto a cercarlo e non è sempre facile riuscirci. Le classiche tane facili contornate di sassolini colorati e mezze vongole le troviamo quasi sempre già vuote, vuoi perché il polpo è stato già catturato, ovvero perché ormai molti polpi hanno l’abitudine di muoversi assai più spesso da un posto all’altro, in modo da essere meno localizzabili.
Oggi infatti i polpi sono molto più difficili da trovare. E forse si può dire qualcosa di più nel senso che non si tratta di casi isolati. I polpi nel loro complesso hanno per davvero cambiato abitudini e, sempre più spesso, si trovano e si catturano in tane assurde e in posizioni strane. Ai vecchi tempi, se ci si trovava a un metro da un esemplare era impossibile non vederlo. Adesso invece sono sempre più numerosi quelli che abitano tane veramente invisibili, ovvero che, al sopraggiungere del subacqueo, sono capaci di coprirsi di sassi in modo totale. Questo è vero al punto che è cambiato il modo di cercarli. Gli indizi da vedere diventano sempre più sottili e minimali. E molte volte dispiace quasi di catturare un animale così intelligente, che si era nascosto tanto bene.
Se un tempo si trattava di cercare soprattutto conchiglie vuote e chele di granchio svuotate, oggi si tratta molto spesso di percepire dettagli del fondale in cui ci sia, ad esempio, il terreno smosso che faccia intuire uno scavo recente e nessun altro indizio.
Sempre più spesso mi è capitato di pensare che il polpo che stavo catturando aveva avuto solo sfortuna, perché alla fine lo avevo visto a causa di un dettaglio infinitesimale. La cosa strana è che in totale controtendenza mi è capitato negli ultimi anni di catturare alcuni esemplari di peso eccezionale. Ma si tratta di una contraddizione apparente. Infatti, erano animali che avevano dei rifugi eccezionalmente ben protetti e che, quindi, avevano potuto prosperare proprio a causa della mancanza di concorrenza.
Immaginatevi per esempio la situazione di una zona con tanti granchi e vongole e, invece, i polpi sterminati. Ecco che l’unico polpo rimasto gode di una riserva di cibo enorme e diventa gigantesco nel suo breve ciclo di vita. Ne ricordo uno di circa sei chili che aveva una tana con una curva a gomito al punto che, affacciandosi, si vedeva solo uno spacco vuoto e mi accorsi che vi era l’animale solo per una puntina di tentacolo fuori posto. E nemmeno potei tentare la cattura in quel momento per l’evidente impossibilità di colpirlo in qualsiasi modo, potevo solo sfiorarlo con tutto il braccio dentro il gomito della tana.
Avendo le mire ci tornai molte volte finché un giorno lo sorpresi allo scoperto, prendendolo facilmente. Poi, per pura curiosità, riuscendo a mettere fino in fondo il braccio dietro la curva a gomito, visto che non c’era più l’enorme polpo a fare da tappo, tirai fuori da quell’antro qualche centinaio di gusci di vongole e chele di granchio svuotate. Era tutto ben nascosto e se non ci fosse stata quella puntina di tentacolo del primo incontro, il polpone sarebbe morto di vecchiaia, anche se era in cinque metri d’acqua.
Come si cattura il polpo contemporaneo
Tanti vecchi trucchetti per catturare i polpi hanno fatto il loro tempo. Come dicevo prima, capita ancora l’esemplare tradizionale, ma si tratta di un incontro ormai raro. Quindi, il classico punzecchiamento per farlo uscire allo scoperto e prenderlo facilmente con le mani appartiene ormai al passato, tranne in casi rarissimi.
Oggi come oggi un polpo è già un miracolo vederlo. Sono sempre più frequenti quelli che, davanti alla tana, non hanno nè conchiglie e nemmeno sassi bianchi, in compenso sentono da lontano il nuoto del subacqueo e “tombano” la tana con sassi scuri quando il pescatore è ancora lontano. E poi, magari, capita di scorgerli al limite della visibilità perché in giornate di acqua limpida non si rendono conto di quanto la vista umana possa notarli da lontano mentre stanno “chiudendo la porta”, ovvero capita di intuirne la presenza per qualche segnale di terreno smosso, come dicevo prima, che ci spinge a provare a togliere qualche sasso dal fondo per vedere se per caso c’è qualcosa sotto. Oppure capita che nella massicciata di sassi si intravveda una puntina di tentacolo, ovvero anche solo una ventosa.
Questi sono i nuovi indizi per trovare i polpi. Niente a che vedere con quelli, plateali, di un tempo. E poi per la fase di cattura illudersi - come accennavo prima - che si possa stanare il polpo facilmente è una perdita di tempo. Di solito, specie se grosso, è organizzato con un ulteriore spazio interno pieno di sassi che possono essere contrapposti al pescatore in continuazione. Ragion per cui sono da sempre un fautore delle “due fiocine”, e infatti ne ho sempre due sotto il pallone a siluro (tanto due non danno fastidio più di una se sono messe per il lungo). La prima va piantata bene in testa, in mezzo agli occhi se possibile, e poi non va più tolta. Serve per trattenere il polpo più vicino possibile all’imboccatura e, soprattutto, per fare da guida all’altra riguardo alla direzione verso la quale colpire. Con la seconda, poi, si lavora il polpo mirando sempre alla testa ben segnalata dalla prima fiocina. E’ molto importante, tuttavia, non colpire a casaccio, ma controllare ogni volta bene prima con la mano la presenza di sassi ulteriori (che il polpo continuerà a frapporre) e rimuoverli prima di colpire. In questo modo si riesce a lavorare velocemente polpi anche molto grossi e bene arroccati.