L’esperto atleta spagnolo ci ha raccontato come è riuscito a conquistare il titolo nelle difficili acque di Laredo. Le principali differenze tra pescare in Atlantico e in Mediterraneo
Gherardo Zei
Dopo aver chiuso al quarto posto la prima giornata del Mondiale a Laredo, Santiago López Cid ha dominato la seconda frazione conquistando il titolo davanti ai nostri due portacolori, Puretti e De Mola.
Un campionato caratterizzato da condizioni del mare molto diverse nei due giorni di gara, con un primo giorno in cui la pesca a scorrere alle salpe è stata importante e un secondo in cui il mare era calmo e la tecnica a segnale è stata vincente. Il neo campione del mondo ha saputo essere costante nelle due diverse condizioni e questo gli ha dato la meritata vittoria.
Santiago López Cid ha realizzato questa impresa nonostante il guasto al timone della barca subito il primo giorno, poco dopo l'inizio, che ha influenzato gli spostamenti previsti.
Oggi lo ringraziamo per la sua disponibilità a rispondere alle curiosità dei nostri lettori e gli porgiamo qualche domanda.
Quali pensi siano le principali differenze tra un Campionato del mondo come questo a Laredo e le gare che si svolgono nel Mediterraneo?
«La più grande differenza tra il Golfo di Biscaglia e il Mediterraneo è che il movimento della massa d'acqua di marea in oceano fa sì che i pesci si spostano per nutrirsi, rendendoli meno stabili in un'area specifica. E’ questa la principale difficoltà nel preparare una gara: capire in base alle condizioni dove si andrà a concentrare il pesce»
Quale strategia avevi preparato per i due giorni di gara?
«Fino agli ultimi tre giorni prima del campionato, in attesa dei bollettini meteorologici, non avevamo deciso alcuna strategia. Poi, alla fine, vedendo che il mare sarebbe stato troppo calmo per i nostri gusti, abbiamo optato per una tecnica mista tra tane a segnale e pesca a scorrere, cercando di stare il meno tempo possibile in barca».
A parte i problemi con il timone, quali sorprese hai avuto il primo giorno e come hai cambiato il piano di pesca per la frazione conclusiva?
«Il primo giorno, preso atto delle limitazioni che abbiamo dovuto subire per il guasto al timone, siamo stati costretti a non effettuare gli spostamenti previsti perché ci sarebbe voluto troppo tempo. Nonostante ciò, il risultato non è stato male. Nella seconda frazione siamo riusciti a risolvere il problema e siamo partiti più fiduciosi, già sapendo che avremmo ottenuto un buon risultato, nonostante in quel campo ci fosse molto meno pesce».
Puoi raccontarci in poche parole la storia del tuo secondo e decisivo giorno?
«Come ho detto prima, sapevamo che era una zona di pesci piccoli (considerando i pesi minimi importanti previsti dal regolamento) e pensavamo che questo ci avrebbe avvantaggiato, dal momento che avevamo trovato diverse pietre di corvine e una zona di pintos (il tordo ciliegia), che penso sia stata quella che mi ha permesso di vincere il Campionato».
Durante il secondo giorno, sapevate che Cruz stava andando male e che gli italiani stavano rimontando? Cosa avete pensato in quel momento?
«Onestamente non mi piace, e non mi interessa, sapere cosa stiano facendo gli altri durante la gara. Preferisco dedicarmi al mio lavoro, cercare di fare il miglior risultato possibile. Poi sarà la bilancia a decidere».
Chi vuoi ringraziare e a chi dedichi questo titolo?
«Voglio ringraziare tutti coloro che si sono impegnati ad aiutarmi, i miei sponsor (Cressi, Adarsa e On nautic), senza di loro sarebbe molto difficile partecipare a questo genere di competizioni. E voglio dedicare il titolo alla mia famiglia, a César e Juani (i miei assistenti), e soprattutto a Juani perché sua madre è venuta a mancare durante la preparazione del campionato».